Non è la solita storia femminista, il diritto di contare è un film che piace non solo alle donne, anche se principalmente siamo noi le artefici del cambiamento 🙂
Stipendi più alti e posizioni più prestigiose sono sempre e comunque riservate a chi vanta il cromosoma Y, anche se, leggi alla mano, viviamo nella parte di globo in cui non dovrebbe più essere così, per fortuna.
In un momento in cui si lotta per i diritti di ogni possibile minoranza al mondo, infatti, siamo ancora ben lungi dal raggiungere la parità tra uomini e donne, se non sulla carta, anche nei paesi occidentali.
Eppure forse è anche colpa nostra, perché abbiamo smesso di lottare per i nostri diritti e, forti di quello che siamo, ci accontentiamo di esserne consce, invece di pretendere quello che ci spetta, ovvero un trattamento pari a quello che viene riservato agli uomini, in tutti i campi.
Siamo nell’America degli anni Sessanta Katherine G. Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson sono tre donne realmente esistite.
Queste donne erano intelligenti e preparate e potevano fare tutti i calcoli matematici di cui la NASA aveva bisogno: chi altri avrebbero potuto scegliere al loro posto?
La vittoria americana dipendeva da loro e nella corsa allo spazio hanno anche dato un’accelerata al riconoscimento della parità dei diritti delle donne in un’epoca in cui le opportunità erano visibilmente limitate., se eri una donna, se eri afro-americana e, più che mai, se eri una donna afro-americana.
Quello che tutte le donne, giovani e non, dovrebbero imparare da questo film è che nella vita si può davvero fare qualunque cosa se ci si dedica con tutta l’anima e il cuore.
Bisogna saper riconoscere le proprie capacità e poi farle riconoscere anche a tutti gli altri, facendo quanto necessario per farsi notare e rispettare.
“Se fossi un uomo bianco lo vorresti? – Se fossi un uomo bianco lo sarei già”
A mio avviso un film straordinario!