Caravaggio alla Galleria Borghese

4-Fanciullo con canestra di frutta

La collezione della Galleria Borghese, che fu definita la più bella collezione del mondo, è tuttora raccolta nel luogo che fu creato e pensato per quella collezione, in una sorta di sogno del museo ante litteram.

1 - Galleria Borghese - Interni4-Fanciullo con canestra di frutta

Fu creata a partire dal 1607 per volere del cardinale Scipione Caffarelli Borghese che intraprese un’intensissima committenza architettonica, dando contemporaneamente l’avvio a una sistematica acquisizione di opere d’arte che avrebbero reso la sua collezione una delle più grandi dell’epoca.

LA SALA DEL SILENO

Foto 2) sala del sileno

2-Sala del Sileno

La sala, ultima del pianterreno della Villa, è detta del Sileno in ricordo del gruppo con Sileno e Bacco bambino, oggi al Louvre, in seguito alla cessione della collezione archeologica a Napoleone nel 1807.

L‘ambiente è noto per la presenza di sei, dei dodici dipinti di Caravaggio, posseduti in origine dal cardinale.

Foto 3) I sei dipinti del Caravaggio.

3-I sei dipinti del Caravaggio

I più antichi dipinti sono il “Giovane con canestra di frutta” e “Autoritratto in veste di Bacco” o “Bacchino malato” provenienti dal sequestro di Paolo V al Cavalier d’Arpino.

I restanti quattro (“San Girolamo”, “la Madonna dei Palafrenieri”, “San Giovanni Battista” e “David con la testa di Golia”) documentano la fase più matura dell’artista.

(1593-1594)  “IL FANCIULLO CON CANESTRA DI FRUTTA”

Foto 4) Fanciullo con canestra di frutta

4-Fanciullo con canestra di frutta

La tela proviene dal gruppo di opere che, nel 1607, furono confiscati al Cavalier d’Arpino dopo l’incarcerazione seguita all’accusa pretestuosa di possesso illegale di alcuni archibugi.

Il pittore, per essere rilasciato, fu costretto a donare la propria quadreria alla Camera Apostolica, in questo modo Paolo V potè consegnarla al nipote Scipione Borghese, presumibile autore della pianificata sottrazione.

Foto 5) Particolare del fanciullo

5-Fanciullo

Il dipinto risale con ogni probabilità al periodo in cui Caravaggio lavorava presso la bottega del celebre pittore arpinate, dove assolveva al compito di “generista”.

Il soggetto raffigurato non è contraddistinto da alcun elemento iconografico esplicito e utile per poter individuare un preciso contenuto simbolico. Il giovane, in posa di tre quarti, con la camicia che lascia intravedere una spalla, mostra  un canestro colmo di frutti autunnali, fra questi splendono pomi e grappoli d’uva, insieme a foglie e altri frutti che presentano le tipiche imperfezioni della natura.

Foto 6) La canestra di frutta

6-Canestra di frutta

Con questa tela l’artista dimostra di saper indagare il dato naturale con una profonda capacità di mimesi, priva di interpretazioni estetizzanti; il dipinto è prova mirabile di rappresentazione del vero, la cui indagine giungerà a maturazione nell’isolata perfezione della Canestra di frutta (1599, Milano, Pinacoteca Ambrosiana).

(1593-1594) AUTORITRATTO IN VESTE DI BACCO detto anche “IL BACHINO MALATO”

Foto 7) Il bachino malato

7-Bachino malato

Il Bacchino malato è stato quasi sicuramente realizzato da Caravaggio presso la bottega di Giuseppe Cesari, meglio conosciuto come il Cavalier d’Arpino, pittore di grande successo in quel periodo. Infatti, questo dipinto, assieme al Fanciullo con canestra di frutta, rimarrà nella bottega di Cavalier d’Arpino fino a quando, nel 1607, per motivi fiscali, entrambi i dipinti furono requisiti dagli emissari di Papa Paolo V e consegnati al nipote del papa stesso Scipione Caffarelli-Borghese, noto collezionista dell’epoca, divenendo parte della collezione dell’odierna Galleria Borghese.

Foto 8) Bacco dio dell’ebbrezza

8 - Autoritratto in veste di Bacco

Si tratta di una raffigurazione di tipo allegorico in cui il soggetto, ritratto con estremo realismo, è ornato con gli attributi di Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza.

Foto 9) Il ricovero presso l’Ospedale

9-Il ricovero all'Ospedale

Il giovane si rivolge allo spettatore in posa atipica, di tre quarti, mostrando fra le mani un naturalistico grappolo d’uva bianca, in evidente contrasto con il suo incarnato ceruleo e insalubre.

La critica individua nel soggetto un possibile autoritratto dell’artista, facendo risalire il dipinto a un avvenimento biografico, il ricovero presso l’Ospedale della Consolazione di Roma, per circostanze non meglio definite. Da qui l’interpretazione da cui ha origine la titolazione dell’opera come Autoritratto in veste di Bacco o più comunemente Bacchino malato.

(1605-1606) SAN GIROLAMO

Foto 10) San Girolamo traduce la Bibbia.

10-San Girolamo

È stata ricordata da Giovanni Pietro Bellori nel 1672 come una delle opere eseguite su commissione del cardinale Scipione Borghese. Il tema del San Girolamo era uno dei più frequenti della pittura controriformistica, probabilmente perché il santo tradusse la Bibbia dall’ebraico al latino, rendendosi autore della diffusione del Verbo divino.

Foto 11) Il dipinto come ringraziamento.

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Il San Girolamo, è tra le prime opere di Caravaggio ad entrare a far parte della collezione di Scipione Borghese, elevato al rango di cardinale il 18 luglio del 1605 da Papa Paolo V.  Probabilmente Caravaggio voleva con il suo dipinto ringraziare il cardinale che era intervenuto per risolvere i suoi guai giudiziari.

Foto 12) Il Santo come parte integrante della tavola.

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Caravaggio sceglie di raffigurare il santo posto di tre quarti su un formato orizzontale, quasi a voler rappresentare una natura morta della quale san Girolamo non è figura esterna, ma parte integrante, a rivestire un ruolo pari a quello della carta, del teschio e della tavola su cui sta studiando.

(1606) MADONNA DEI PALAFRENIERI

Foto 13) Il dipinto rifiutato dalla Confraternita.

13 Madonna dei palafrenieri

L’estrema spregiudicatezza usata dal cardinal nepote nell’assicurarsi le opere d’arte e nell’assecondare la sua passione di collezionista moderno è testimoniata da numerose vicende, come quella dell’acquisto nel 1605 della Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, rifiutata dalla Confraternita poco tempo prima dell’esposizione nella cappella in San Pietro, forse per volontà dello stesso pontefice .

Foto 14) Il serpente schiacciato.

14- Il serpente schiacciato dal piede

La tela raffigura tre personaggi: la Madonna, Gesù bambino e Sant’Anna. I primi due personaggi appaiono molto più dinamici rispetto a Sant’Anna. La Santa segue solo con lo sguardo l’azione e sembra una “enorme bronzea figura”. Per rappresentare il serpente, le cui spire ricordano il serpente di bronzo sulla colonna in Sant’Ambrogio a Milano, il pittore si è evidentemente ispirato a un cervone.

Foto 15) Lena nota prostituta.

15-La Madonna raffigurata da Lena nota prostituta

Il dipinto venne rifiutato dai committenti, perché fece scandalo il Bambino, troppo cresciuto per essere ritratto completamente nudo; inoltre, fecero scandalo la scollatura abbondante della Madonna e la modella scelta per quest’ultima, Lena, che era una nota prostituta (aveva posato anche per la Madonna dei Pellegrini).

Foto 16) Sant’Anna

16-Sant'Anna

Secondo alcuni studiosi il vero motivo che provocò il rifiuto dell’opera è da ricercarsi nell’atteggiamento distaccato di Sant’Anna. Caravaggio infatti avrebbe negato il ruolo della Grazia (iconograficamente rappresentato da Sant’Anna) nella redenzione. Ciò avrebbe scontentato i Parafrenieri pontifici e, soprattutto, il Collegio dei Cardinali con cui i Parafrenieri avevano quotidiani contatti a causa del loro ufficio di corte.

Gli stessi critici sostengono inoltre che la Madonna dei Palafrenieri fosse un autentico affronto nei confronti dei Cardinali: infatti vi era una disputa tra Cattolici e Protestanti su una diversa interpretazione del Vecchio Testamento sull’atto di schiacciare il serpente; secondo i Cattolici doveva essere Maria; secondo i protestanti Gesù. Nel 1566 Pio V risolse la questione riconoscendo questo ruolo ad entrambi.

(1610) SAN GIOVANNI BATTISTA

Foto 17) San Giovanni Battista come il buon pastore.

17-SanGiovanni Battista come il buon pastore

Il dipinto viene realizzato nella primavera del 1610 a Napoli per il Cardinale Scipione Borghese, affinché egli potesse restituirgli la libertà negatagli con la condanna a morte da lui firmata. Nonostante gli inventari si riferiscano al dipinto come a un San Giovanni Battista, è stato dimostrato che il quadro raffigura invece un Buon Pastore, che chiede al Borghese, pastore della Chiesa, di perdonare il pittore, rappresentatosi come pecorella smarrita che torna alla vite eucaristica.

La posizione del personaggio allude chiaramente alla firma richiesta da Caravaggio al Cardinale, allora ministro di Giustizia, con la posizione delle mani, che tengono uno stelo di canna, strumento scrittorio.

La presa a forbice allude infine al fatto che la mano sinistra, quella negativa, che aveva precedentemente firmato la condanna a morte per l’omicidio del Tomassoni, cancella la condanna firmando una nuova grazia, aiutata dalla mano positiva della misericordia, la destra, che ne stringe il polso.

Il dipinto non fu esposto inizialmente nella Galleria Borghese, ma nel Palazzo Borghese di Ripetta, forse per nasconderlo, dopo la morte di Caravaggio, che muore per recuperare questo lasciapassare per la vita, a Porto Ercole, dopo che il quadro era stato portato lì dalla feluca che lo trasportava a Roma..

(1609-1610) DAVID CON LA TESTA DI GOLIA

Foto 18) David con la testa di Golia.

18- David con la testa di Golia

Il dipinto fu eseguito con tutta probabilità a Napoli, dove Caravaggio, fuggito da Roma nel 1606, si trovava in esilio per l’accusa di omicidio. La scelta del soggetto, con la vittoria dell’eroe d’Israele sul gigante filisteo Golia, si deve probabilmente allo stesso pittore.

Foto 19) Il volto di David.

19- Il volto di David

David non manifesta un fiero atteggiamento di trionfo mentre regge e osserva il capo mozzato di Golia; la sua espressione è piuttosto di pietà verso quel “peccatore”, nel cui viso Caravaggio avrebbe raffigurato il proprio autoritratto.

Foto 20) Il volto di Golia come il dramma umano del Caravaggio.

20- Il volto di Golia-Caravaggio

La descrizione del volto di Golia, così vividamente espressiva nella fronte corrugata, la bocca spalancata per l’ultimo respiro, lo sguardo sofferente, l’incarnato esanime, rappresenta il risultato del dramma umano vissuto dall’artista.

Foto 21) Il motto di Sant’Agostino “umiltà uccise la superbia”.

21- L'umiltà uccise la superbia

L’iscrizione che compare sulla spada “H.AS O S” è stata sciolta dalla critica con il motto agostiniano Humilitas occidit superbiam ((l’umiltà uccise la superbia).

L’episodio biblico diventa quindi impressionante testimonianza degli ultimi mesi di vita di Caravaggio, rendendo plausibile l’ipotesi secondo la quale il pittore avrebbe inviato la tela al cardinale Scipione Borghese, quale dono da recapitare al pontefice Paolo V per ottenere il perdono e il ritorno in patria.

La grazia fu accordata ma Caravaggio, quasi al termine del viaggio verso Roma, morì sulla spiaggia di Porto Ercole per circostanze ancora misteriose.

Massimo Lato

 

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