GIOVANNI BOLDINI AL VITTORIANO

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Un grande protagonista della Belle Époque, un pittore straordinario che ha immortalato nei suoi ritratti le donne più belle dell’alta società parigina.

Fino al 16 luglio, il Complesso del Vittoriano – Ala Brasini – ospita l’esposizione dell’artista ferrarese Giovanni Boldini: attraverso un percorso espositivo di oltre duecentocinquanta opere, provenienti dai maggiori musei e collezioni private di tutto il mondo.

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Il cappellino azzurro 1912 ca. – Olio su tela, 55×46 cm Museo MAGI ‘900 – Pieve di Cento, Bologna

Nato a Ferrara il 31 dicembre 1842, Giovanni Boldini viene introdotto alla pittura dal  padre Antonio, originario di Spoleto, pittore e restauratore specializzato in dipinti sacri e ritratti (già allievo del Minardi a Roma), abile copista di cinquecentisti  e di vedutisti veneziani.

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Il vestito da ballo (signora che cuce; interno con giovane intenta a cucire) 1904 ca. Olio su tavola, 27×35 cm
Collezioni d’Arte Fondazione Cariparma, donazione Renato Bruson

Giovanni Boldini, non a caso, seguendo le orme paterne, dedicherà i primi anni della sua formazione artistica alla copia dei capolavori rinascimentali.  Nel 1858 inizia, con un autoritratto, quella serie fortunata di dipinti di signore e di personaggi, che non abbandonerà  mai  e  che lo renderanno  ricco e famoso nel mondo.

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Signora bionda in abito da sera 1889 ca.–Pastello su carta incollato su tela, 220x150cm
Collezioni d’Arte Fondazione Cariparma, donazione Renato Bruson

Nel 1860, appena diciottenne, gode già di una certa fama a Ferrara e dintorni, quale ritrattista.

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Ritratto di signora 1880–Pastello su carta applicata su tela, 96,4×64,3 cm-Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza

Nel 1862, grazie ad una piccola eredità di uno zio sacerdote e su consiglio del padre Antonio, Giovanni si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti, dove tengono cattedra Stefano Ussi ed Enrico Pollastrini, ma che, carattere ribelle, non frequenterà a lungo, non condividendone, sembra, i rigidi metodi accademici. Durante il soggiorno in questa città, diverrà  amico inseparabile di Michele Gordigiani e Cristiano Banti, i quali lo introduranno  nel gruppo dei Macchiaioli (artisti che si ritrovano al Caffè Michelangelo, tra i quali:  Fattori, Martelli, Signorini, Cabianca, Borrani, tutti esponenti di rilievo del movimento).

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Coppia in abito spagnolo con due pappagalli 1873 ca.–Olio su tavola, 25×35 cm-Collezione d’arte Banca Carige

Nel 1865 Giovanni Boldini è ospite di Diego Martelli a Castiglioncello; l’anno seguente si reca a Napoli con il suo amico Cristiano Banti, dove viene affascinato dall’ambiente partenopeo e dall’originalità di alcuni naturalisti locali.

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L’amazzone (Alice Regnault a cavallo) 1878–Olio su tavola, 69×59 cm-Galleria d’Arte Moderna, Milano

Durante questo periodo egli dipinge alcuni ritratti di Cristiano e della sua famiglia (1866) ottenendo il plauso, ma anche qualche critica nella cerchia dei macchiaioli.

L’anno seguente il suo ritorno in Toscana,  Giovanni inizia ad affrescare la sala da pranzo della “Falconiera”, nella campagna di Pistoia, lavoro interrotto molte volte e completato solamente nel 1870, anno in cui si reca  a Londra, ospite di William Cornwallis West, e dove esegue con successo vari ritratti di signore inglesi; però la capitale inglese non lo soddisfa appieno ed al finire dello stesso anno rientra in Italia.

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L’amico fedele 1872 ca.–Olio su tavola, 26×14 cm-Collezione privata

Si trasferirà nel 1871 a Parigi,  dove collaborerà con il potente mercante d’arte Goupil, per il quale lavorano già Giuseppe Palizzi, De Nittis, Mariano Fortuny ed Ernest Messonier. In questo primo periodo, nell’allora capitale mondiale delle arti, Boldini muta il suo linguaggio macchiaiolo degli inizi, per realizzare quadri di piccolo formato dipinti con sapiente virtuosismo. Sulla scia di un filone, condizionato dalle esigenze dei ricchi collezionisti francesi ed inglesi e già ampiamente percorso dai suoi colleghi, questi dipinti “di genere”, con temi settecenteschi o di vita contemporanea, furono il preludio alle grandi vedute parigine e veneziane e dei monumentali ritratti realizzati nella maturità.

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Ritratto del padre Antonio Boldini 1867–Olio su tela, 65×53 cm-Collezione privata, Ferrara

Nel 1876 Giovanni compie un viaggio in Germania, dove incontra e ritrae  il pittore Menzel, e in Olanda, dove lo affascinano le opere di Frans Hals. Segue un breve soggiorno a Firenze.

Dal 1880 Giovanni Boldini intensifica la produzione di pastelli. Nel 1885 si reca a Nizza e poi a Firenze, ospite di Banti.

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Ritratto di Donna Franca Florio 1901-1924–Olio su tela, 221×119 cm-AMT Real Estate SPA in c.p.o.

Nell’aprile del 1886, nella sua nuova dimora in boulevars Berthier  (già studio dei pittori Alfred Stevens e John Sargent), Giuseppe Verdi è ritratto nel celeberrimo pastello.

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…la sera del 5 febbraio 1877, alla Scala di Milano, presenzia alla ‘prima’ dell’Otello di Verdi, ricevendo dal maestro lo spartito dell’opera con una calorosa dedica. (E. Camesasca, 1970)

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Ritratto di Giuseppe Verdi, 1886. Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma

Da questo momento Boldini diverrà il massimo rappresentante del ritratto d’epoca, mondano o di rappresentanza, superando per successo molti altri pittori quali Stevens, Sargent, Lenbach, Lazlò, Fortuny, Lavery, Zuloaga, Blanche, Besnard, Orpen, dediti tutti ad immortalare la bella società.

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Ritratto della danzatrice spagnola Anita De La Feria 1901–Olio su tela, 54,5×42 cm-Collezione privata

Nel 1891 Boldini si reca a Firenze, dove realizza, per incarico della Direzione degli Uffizi, un autoritratto, ottenendo in cambio un calco del Cardinale de’ Medici del Bernini.

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Signora con ombrellino (o parasole) 1876 ca.–Olio su tavola, 35,4×23,5 cm-Collezione Palazzo Foresti, Carpi

Durante questo soggiorno, ospite dei Banti, sembra abbia avuto una breve relazione sentimentale con Adelaide, figlia dell’amico Cristiano e già ritratta da Giovanni in giovane età.

Nel 1893, in occasione del gala milanese del Falstaff di Verdi, fa dono al musicista di un ritratto ad olio dello stesso. Nel 1895 è nel comitato di patrocinio della Biennale di Venezia. Nel 1897 presenta il ritratto a pastello di Verdi, assieme ad altre opere, alla Biennale di Venezia; nello stesso anno espone anche a New York.

Nel 1900, a Palermo, ritrae Franca Florio; partecipa all’ Exposition Universelle di Parigi con i ritratti di Whistler  (che aveva già presentato a New York tre anni prima) e dell’ infanta Eulalia di Spagna (Museo Boldini di Ferrara).

Agli inizi della prima guerra mondiale Boldini si trasferisce prima a Londra e poi sulla Costa Azzurra, a Nizza. Nel 1918, quando la guerra volge  al termine, rientra a Parigi, dove l’anno seguente  il governo francese lo insignisce della Legion d’ Honneur.

In un articolo pubblicato il 4 ottobre del 1925, Filippo De Pisis, anche lui ferrarese, racconta una visita a Boldini compiuta alcuni giorni prima, a Parigi: “Il maestro, che da un pezzo aveva superato gli ottanta, abitava al 41 di Boulevard Berthier tra binari, stazioni, mercati, in una villa modesta. Pur soffrendo da anni agli occhi, con vista notevolmente indebolita, continuava a viaggiare, dipingere, esporre, avere rapporti con clienti e collezionisti.”

Quando De Pisis gli fece visita, sul cavalletto dello studio, una grande tela,  forse appena ritirata dal Salon (non identificata tra le opere allora esposte) spiccava in tutta la sua bellezza.

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La Signora Edwards con i quattro figli e la bambinaia

Eppure Boldini non la considerava un’opera compiuta. Si trattava di un gruppo, quattro bambini con la mamma e la governante, La Signora Edwards con i quattro figli e la bambinaia, che fu al centro di una vicenda giudiziaria durata anni. Il pittore affermava di aver concordato un prezzo per il ritratto della signora con un bambino, ma che poco per volta, per volere del committente, aveva dovuto inserire nel quadro altre quattro figure, ed il prezzo doveva essere rivalutato in giusta proporzione. Il processo dette torto a Boldini, ed il pittore si vide costretto alla consegna al prezzo inizialmente pattuito.

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Due Marinai 1880 ca.–Olio su tavola, 24×14 cm-Collezione privata

Il maestro, nella sua lunga carriera aveva già incontrato problemi con i clienti, non solamente per questioni di denaro; sovente innamoratosi del soggetto e dell’opera, rimandava la consegna, come nel caso di uno dei ritratti di Emiliana Concha de Ossa.

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Ritratto di Emiliana Concha de Ossa

Nel 1926, Boldini conosce, già ottantaquattrenne, concedendole un’intervista per la “Gazzetta del popolo”, la trentenne giornalista italiana Emilia Cardona, che dopo qualche anno di convivenza, diverrà sua moglie il 29 ottobre 1929.

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Ritratto di Josefina Alvear de Errazuriz 1892–Olio su tela, 80×60 cm-Collezione Valter e Paola Mainetti

Giovanni Boldini conclude la sua gloriosa carriera artistica a Parigi,  l’ 11 gennaio 1931, all’età di 89 anni.

Per sua volontà testamentaria, la salma venne trasferita a Ferrara accanto a quella dei genitori.

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Autoritratto a sessantanove anni-1911–Olio su tela, 105×97 cm Ferrara, Museo Giovanni Boldini © Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea
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