C’è una guerra, QUI in Europa. E’ sensato, quasi come dire “QUI a casa mia”🌇

C’è una guerra, QUI in Europa. E sensato, quasi come dire “QUI a casa mia”🌇 

 Porcaputtanacimancavalaguerraopodueanniemezzodipandemia.

L’attenzione aprendo internet è passata in un giorno dalla curva dei contagi alle notizie sulla guerra in Ucraina. Per la guerra siamo appesi alle decisioni di uno o di pochissimi che quasi sempre bluffano . Mi sembra impossibile che questo tipacccio dallo sguardo ambiguo (ce l’ha sempre avuto quello sguardo anche quando qualcuno ne parlava bene)  ogni giorno riesca a convincere un esercito di soldati che ha senso pianificare la morte di civili innocenti, tra cui addirittura ci sono dei bambini, ripeto, bambini.

Sto cercando di mantenere un tono quasi distaccato, perfino ironico, mentre scrivo, sebbene non sia il caso, perché sono preoccupata, ma non so proprio come sostenere il pensiero che in questo momento, a marzo del 2022 in Europa si stia mettendo in atto un piano di morte di innocenti per il controllo di un territorio da parte di una potenza militarmente sproporzionata.
L’ironia a volte ti salva il culo, ma qui è stridente, perché davvero si fa fatica a pensare che quello che sta succedendo in Ucraina stia davvero succedendo. Sta succedendo, certo c’è la propaganda mossa dagli interessi (nelle guerre c’è sempre) ma di certi  giornalisti ho imparato a fidarmi, alcuni di loro sono lì a raccontare quello che vedono e che accade, si attengono ai fatti, come si usa dire. E i fatti sono terribili. C’è una guerra, qui in Europa.
QUI in Europa” è sensato, quasi come dire “qui a casa mia”, nell’Europa dove ci sentiamo sempre più cittadini di una casa comune, per me è così, e soprattutto per i ragazzi cresciuti nel nuovo millennio è decisamente così anche quando non lo sanno, perché ci sono cresciuti , QUI dove sono adesso.
Qui c’è una guerra, e l’unica frase che mi  fa sentire inutile mentre la scrivo è: fermatevi vi prego, fermatevi e basta, fate vivere i bambini, fate vivere le persone vive, fate passeggiare gli innamorati, fate sognare chi dorme, fate lavorare i lavoratori, giocare a pallone, seminare i campi, cucire vestiti, allestire vetrine con cose inutili e luccicanti, litigare per il tifo o per il pianerottolo, guarire dalle ferite e dalle malattie, riempire zainetti di costumi da bagno e pareo, fate dire buongiorno a chi si incontra per strada.
Fate che arrivi subito il giorno in cui i telegiornali possano aprirsi con una notizia frivola, del tipo “oggi caldo record, bevete molti liquidi (come se qualcuno per sbaglio potesse bere dei solidi!)”. Potrebbe succedere, potrebbe succedere qui adesso e io potrei continuare a fare progetti per la mia estate in santa pace, pensa un po’ (cerco di mantenere un tono leggero con un sasso nel cuore, si sente?) .

Io sono QUI ,  in Europa, a casa mia, continuerò a fare progetti, come Rossella O’Hara, così mi chiamano… Perché tra quattro mesi due sono le possibilità e una, quella in cui speriamo,  è che questa ennesima assurda guerra si sia fermata e che Rossella O’Hara gridi nel microfono “ora cominciamo dopotutto, domani è un altro giorno!” 
Antonella

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