Pendolare della fatica🪫

Pendolare della fatica🪫

“Pendolare della fatica” una definizione alla quale mi sento molto vicina…

Apparentemente immobile ma in eterno movimento, verso un orizzonte che mano a mano che avanziamo arretra,  ma a questo serve, ad andare avanti, godendo più possibile del viaggio, e ecco sopraggiunge il desiderio di  “Fuggire sì ma dove”, verso della canzone Maracaibo di Lou Colombo, o come il proverbio africano che recita: “Puoi distanziare quello che corre dietro di te, ma non quello che corre dentro di te”

Allora  “Fuggire sì ma dove?Magari nell’abitudine tradita, quando ti porta un pomeriggio libero inatteso. Nel gusto di non darsi peso. Nel dovere che diventa facciamo poi, facciamo che il mondo può anche senza di noi. Fuggire nei capelli tra le dita. Nell’abbraccio casuale,  fuggire nelle pieghe del divano.  Fuggire in cima ai miei pensieri, dove c’è ossigeno e una bella vista, dove fanno eco le frasi buffe da saggio-poeta-filosofo come “se sei incerto, tieni aperto” che mi ripeto quando bisogna andare: se indietro non si torna, mi resta solo accelerare.

O fuggire alla ricerca della pazienza, che se non si è all’altezza, se si ferisce, non è per cattiveria ma per incompetenza. Fuggire portando un maglione che faccia da nido e mai da prigione, portando tutto quello che sono, il buono, il bello, il resto lo vendo, fuggire, fuggire, come una forsennata e, fuggendo, portare a casa la giornata. Fuggire per potersi trovare, fuggire perché è il solo modo che conosco per restare.

ANTONELLA

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