Si salvi chi può dalla solitudine e dalla contraddizione, si salvi chi può da chi non sa fare e allora fa la morale🗝️
Di fronte all’ennesimo fatto di cronaca c’è sempre qualcuno che commenta “ma cosa succede alle persone, stanno tutte impazzendo”. Ecco, io mi stupisco che la gente non impazzisca di più. Talvolta l’esperienza del vivere mi sembra così terrorizzante che mi aspetterei di vedere ogni giorno qualcuno correre per strada urlando: “Si salvi chi può!”, “Da cosa?”, “Da tutto!”. Dalla retorica e dall’antiretorica, da chi pensa che giudizio critico significhi criticare, dalla serietà, dalla superficialità, dalla malattia, dai sani.
Si salvi chi può dal perché a me? Dal perché non a me? Si salvi chi può da questi tempi neri, sempre che ne siano esistiti di altri colori… Dall’infelicità, che è diversa dalla tristezza, la tristezza crea anticorpi per ricondurti alla guarigione, l’infelicità è appiccicosa, endemica e a volte culturale, forse posturale.
Si salvi chi può dall’assenza d’amore o dalle forme deteriori dell’amore, per cui bisognerebbe trovare parole diverse. Se è troppo, se è tossico, se è a senso unico, se fa male, non è amore. L’amore ripara, ripara le crepe, le ossa rotte e ripara anche nell’altro senso, dal brutto, dal pericolo, dalla minaccia dell’orrore. L’amore non è il sole, è l’ombra da cui godersi il sole, non brucia, non scotta, non tramonta e, a differenza di noi, non muore.