Interrogazioni in classe? Una perdita di tempo, meglio sostituirle con test di comprensione del testo e la «didattica digitale».
Questa l’assurda proposta ventilata in questi giorni…
Pare che insegnare ai giovani a parlare, ad esprimersi, a dialogare non è più considerato tanto importante. Per i fautori della didattica digitale è molto più importante insegnare ai ragazzi ad usare il computer, in vista di un futuro inserimento nel mondo del lavoro. La scuola, secondo questi luminari, non ha più il compito di formare.
La parola utilità è la chiave.
Il latino è inutile, ti dicono.
La storia è inutile.
I classici sono inutili.
La filosofia non serve proprio a nulla.
Tutto ciò che in qualche è modo connesso al ragionamento viene giudicato inutile. Ma togliere il ragionamento astratto non significa preparare i ragazzi alla vita, ma condannarli ad essere schiavi dell’economia e del lavoro.
Comprendere, analizzare, sintetizzare, comunicare, osservare, ragionare, criticare, sono i verbi basilari della vita. Oggi invece non è che la gente non sa usare un computer o svolgere il suo lavoro, è tutto il resto che manca.
A scuola, in famiglia, nei circoli o nelle piazze, i ragazzi sono disabituati al dialogo. Al confronto, ad esprimere ciò che hanno dentro.
Non è assurdo? Oggi tanti ragazzi preferiscono stare da soli, davanti a un computer, a parlare con un robot. Fateli uscire da casa, fateli parlare, dite loro, come diceva Crepet che, «Se vogliamo salvarci, dobbiamo disallinearci, rinunciare all’ovvio. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».